Secondo AIIP, anziché rivolgersi agli indagati, il GIP ha ordinato il sequestro ai provider perché quei siti venderebbero illegalmente le proprie sigarette anche in Italia in violazione della normativa sui monopoli. E l'oscuramento, specifica AIIP, "si traduce, in pratica, in una vera e propria interruzione delle comunicazioni via internet attraverso una ispezione preventiva della navigazione di tutti i cittadini italiani".I provider hanno naturalmente immediatamente attuato il blocco come richiesto e, specifica AIIP, mantengono attivamente la propria collaborazione con le forze dell'ordine, ma giudicano "inaccettabile e contrario alla normativa comunitaria e italiana che gli operatori di accesso italiani siano destinatari di provvedimenti relativi a fatti che non li riguardano, poiché interamente posti in essere da soggetti esteri".AIIP fa comprensibilmente riferimento proprio al caso di The Pirate Bay per ricordare che disporre un sequestro preventivo mediante oscuramento è cosa già bocciata dallo stesso Tribunale del riesame, quando ha determinato che non di sequestro si tratta, perché i siti interessati rimangono dove sono, quanto di "filtraggio", con un impatto a cascata sui diritti di cittadini e imprese. Per tutto questo AIIP "denuncia la pericolosa deriva culturale che porta a trasformare gli operatori di accesso in sceriffi della rete e sottolinea ancora una volta che il problema del controllo dei contenuti troverá una soluzione solamente il giorno in cui si comprenderá che le uniche azioni efficaci sono quelle mirate direttamente agli estremi: chi immette i contenuti, e chi ne fruisce".Nel weekend in due diversi post sul proprio blog, il celebre avvocato esperto di cose della rete Daniele Minotti, una firma ben nota ai lettori di Punto Informatico, ha esplorato il caso. L'ipotesi originale di Minotti, una provocazione l'ha definita, è che di fatto qualsiasi intestatario di connessione ad Internet, ovvero qualsiasi utente, potrebbe richiedere la restituzione dell'accesso a quei siti web. Una riflessione poi ampliata dallo stesso Minotti sul significato di "oscuramento". Ne emerge una situazione di incertezza del diritto che con l'intervento di AIIP ora il Tribunale del riesame di Milano si troverà ad esaminare. In ballo c'è un pezzo importante del futuro del web. Gli occhi della rete sono puntati su quanto decideranno i magistrati.
La Chat dei Pirati
lunedì 27 ottobre 2008
Oscuramento di siti web, i provider alzano gli scudi
Secondo AIIP, anziché rivolgersi agli indagati, il GIP ha ordinato il sequestro ai provider perché quei siti venderebbero illegalmente le proprie sigarette anche in Italia in violazione della normativa sui monopoli. E l'oscuramento, specifica AIIP, "si traduce, in pratica, in una vera e propria interruzione delle comunicazioni via internet attraverso una ispezione preventiva della navigazione di tutti i cittadini italiani".I provider hanno naturalmente immediatamente attuato il blocco come richiesto e, specifica AIIP, mantengono attivamente la propria collaborazione con le forze dell'ordine, ma giudicano "inaccettabile e contrario alla normativa comunitaria e italiana che gli operatori di accesso italiani siano destinatari di provvedimenti relativi a fatti che non li riguardano, poiché interamente posti in essere da soggetti esteri".AIIP fa comprensibilmente riferimento proprio al caso di The Pirate Bay per ricordare che disporre un sequestro preventivo mediante oscuramento è cosa già bocciata dallo stesso Tribunale del riesame, quando ha determinato che non di sequestro si tratta, perché i siti interessati rimangono dove sono, quanto di "filtraggio", con un impatto a cascata sui diritti di cittadini e imprese. Per tutto questo AIIP "denuncia la pericolosa deriva culturale che porta a trasformare gli operatori di accesso in sceriffi della rete e sottolinea ancora una volta che il problema del controllo dei contenuti troverá una soluzione solamente il giorno in cui si comprenderá che le uniche azioni efficaci sono quelle mirate direttamente agli estremi: chi immette i contenuti, e chi ne fruisce".Nel weekend in due diversi post sul proprio blog, il celebre avvocato esperto di cose della rete Daniele Minotti, una firma ben nota ai lettori di Punto Informatico, ha esplorato il caso. L'ipotesi originale di Minotti, una provocazione l'ha definita, è che di fatto qualsiasi intestatario di connessione ad Internet, ovvero qualsiasi utente, potrebbe richiedere la restituzione dell'accesso a quei siti web. Una riflessione poi ampliata dallo stesso Minotti sul significato di "oscuramento". Ne emerge una situazione di incertezza del diritto che con l'intervento di AIIP ora il Tribunale del riesame di Milano si troverà ad esaminare. In ballo c'è un pezzo importante del futuro del web. Gli occhi della rete sono puntati su quanto decideranno i magistrati.
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o sennò limitati a dare un gudizio o un consiglio....P2P