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Il Guestbook dei Pirati

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venerdì 25 settembre 2009

Nemico Pubblico - 9 Novembre 2009


Nessuno poteva fermare Dillinger e la sua banda. Non esisteva prigione dalla quale non riuscisse ad evadere. Il suo carisma e le rocambolesche fughe dalle prigioni lo rendevano interessante agli occhi di tutti - da quelli della sua fidanzata Billie Frechette (Cotillard) a quelli del pubblico Americano che non aveva simpatia per le banche responsabili di aver fatto precipitare il paese nella depressione.
Ma mentre le avventure di Dillinger e della sua banda - che nell'ultimo periodo comprendeva anche due individui sociopatici dal nome Baby Face Nelson (Stephen Graham) e Alvin Karpis (Giovanni Ribisi) - intrigavano i più, Hoover (Billy Crudup) si riproponeva di utilizzare la pubblicità che la cattura del criminale avrebbe potuto generare in suo favore per trasformare il suo "Bureau of Investigation" nel dipartimento di polizia nazionale che è adesso l'FBI. Fece pertanto di Dillinger il primo Nemico Pubblico Numero Uno degli Stati Uniti d'America, mettendogli alle calcagna Purvis, l'affascinante "Clark Gable dell'FBI".
Tuttavia, Dillinger e la sua banda riuscirono a sfuggire molte volte a Purvis e ai suoi uomini durante i rocamboleschi inseguimenti e le tante sparatorie. Fu solo dopo aver importato una serie di ex sceriffi dall'Ovest del paese (facendone degli agenti di polizia) ed aver orchestrato una serie di tradimenti da parte di personaggi divenuti poi famosissimi - dalla tristemente nota "Lady in Red" (la signora in rosso) al boss della mala di Chicago Frank Nitti - che Purvis, l'FBI ed il loro nuovo gruppo di pistoleri riuscirono finalmente ad incastrare Dillinger.



Trailer




giovedì 24 settembre 2009

Ultim'ora: tre parole sull'autotracker

Torniamo sul fronte dell'autotracker, oggi infatti siamo riusciti a "strappare" una mini intervsita al creatore di trackerface, il quale ci ha detto molto velocemente e riassuntivamente che l'autotracker è in fase di ultimazione, dopo alcuni controlli e aggiustamenti, finalmente potremo visitare il nuovo Trackerface.

La notizia che più ci ha perplesso è stata quella riguardante le novità, come ha detto il creatore:

trackerface diventerà un modo per interagire tra pirati downloaders, grazie alle nuove funzionalità.

Di quali nuove funzionalità stava parlando?

Comunque noi aspettiamo, e rimaniamo ad attendere sulle spine.

Finalmente ecco un print del relase beta da ultimare, (infine abbaimo scoperto che l'homepage infatti è stata cambiata rispetto all'immagine che posto qui, il menù invece presenta delle novità)

martedì 22 settembre 2009

Acer Serie Predator, i migliori della serie





Aspire G7700 Predator Eliminator II



Windows Vista® Home Premium Autentico , processore Intel® Core™2 Extreme quad-core QX9650 (3.00GHz FSB 1333 12MB), hard disk 2 x 150GB (10K rpm) + 2 x 1TB SATA, memoria 4x2GB (1066MHz), drive BD-RW & DVD RW, 2 x NVIDIA GTX 280 1024MB fino a 2556MB, 2 X DVI, HDMI , tastiera e mouse gaming



Aspire G7700 Predator Trooper II
Windows Vista® Home Premium Autentico , processore Intel® Core™2 Quad Q9550 (2.83GHz FSB 1333 12MB), hard disk 1 x 150GB (10K rpm) + 2 x 640GB SATA, memoria 4x2GB, drive BD ROM & DVD RW, 2 x NVIDIA 9800GTX 512MB fino a 2556MB, 2 X DVI,HDMI,TV, tastiera e mouse gaming



Sono indeciso, sicuramente sono tutti e due dei gran carriarmati, ma lascio giudicare a voi visitatori
un voto e commento al primo, un voto e commento al secondo.

lunedì 21 settembre 2009

Tribunale di Milano: la copia privata è un diritto… ma non troppo


Non sappiamo bene quali fossero le reali intenzioni dei tre italiani che avevano convenuto in giudizio niente meno che Sony, Disney e Universal Pictures, rivendicando il diritto alla copia privata di prodotti legalmente acquistati e chiedendo pertanto la rimozione delle protezioni da parte dei produttori.
Di certo i giudici del Tribunale di Milano non si sono commossi di fronte alla lamentata impossibilità di eseguire la copia privata e hanno dato ragione ai colossi americani, riconoscendo la supremazia del diritto esclusivo di riproduzione (spettante ai produttori) sul diritto alla copia privata, spettante al consumatore.

La questione era sorta in quanto i DRM, cioè i dispositivi tecnologici di protezione applicati su prodotti quali CD, DVD e simili, impedivano nella circostanza, la possibilità di effettuare anche una sola copia, pur mirando, evidentemente, ad evitare la diffusione illecita su larga scala.
I ricorrenti si erano appellati al fatto che la legge prevede che:
la persona fisica che abbia acquisito il possesso legittimo di esemplari dell’opera o del materiale protetto, ovvero vi abbia avuto accesso legittimo,possa effettuare una copia privata, anche solo analogica, per uso personale, a condizione che tale possibilità non sia in contrasto con lo sfruttamento normale dell’opera o degli altri materiali e non arrechi ingiustificato pregiudizio ai titolari dei diritti.
Il Tribunale ha però riconosciuto che il diritto alla copia privata costituisce:
eccezione al diritto esclusivo di riproduzione che costituisce uno dei profili più significativi ed economicamente rilevanti dei diritti di utilizzazione economica delle opere protette.Perciò, dato che all’epoca dei fatti la tecnologia permetteva solo protezioni assolute, è stata data rilevanza al prevalente interesse dei produttori. È da dire che attualmente, invece, ci sono dei metodi di protezione che consentono di eseguire un numero limitato di copie di un prodotto originale ad uso privato, così da raggiungere ugualmente lo scopo di evitare una riproduzione indiscriminata e illecita dei contenuti.

Fonte: One P2P

Scribd, rimuovere non basta?

 A guidare la class action a tutela del diritto d'autore degli scrittori, i legali di Jammie Thomas. Che per l'occasione cambiano schieramento


Scribd di nuovo sotto accusa per infrazione del diritto d'autore. La class action è stata depositata a Houston dallo studio Camara&Sibley, la squadra legale che sta difendendo Jammie Thomas-Rasset proprio dall'accusa di violazione di copyright.
Il portale che consente di condividere testi di ogni tipo fornirebbe una tecnologia in grado di rompere la protezione offerta dal diritto d'autore a livello globale. Oltretutto a parere dell'accusa, trarrebbe ingenti profitti dalle opere piratate di numerosi autori: ha ricevuto13 milioni di dollari da investitori.
Il caso sarebbe stato avviato da Elaine Scott, scrittrice che ha trovato il suo libro "Stocks and Bonds" sulla piattaforma (definita dal suo avvocato "lo YouTube dei documenti") e scaricata oltre 100 volte.

Camara e Sibley sperano ora di raggruppare un folto numero di autori che ritengano che la loro opera sia stata illegalmente condivisa su Scribd.

Sebbene ad esempio per qualche ora "The lost symbol" di Dan Brown sia stato disponibile sul sito, è stato poi prontamente reso indisponibile. Scribd provvede infatti dietro segnalazione alla rimozione delle opere caricate in violazione del diritto d'autore, proprio come previsto dal Digital Millenium Copyright Act, e si è dotato di un sistema per evitare che esse siano poi nuovamente condivise, ma ciò non basterebbe a scagionarlo dall'accusa.
Secondo i legali che per il caso combattono dall'altra parte della barricata rispetto alle posizioni assunte nel caso Jammie Thomas, le responsabilità dell'infrazione ricadrebbero comunque sulla piattaforma: la proprietà intellettuale non sussiste solo nel momento in cui l'autore si accorge della violazione, ma è effettiva dal momento stesso in cui l'opera viene caricata sul sito. Un controllo ex post, limitato alla ricezione delle segnalazioni degli autori, non basterebbe a rimediare alla violazione commessa dagli utenti.



Fonte: Punto Informatico

domenica 20 settembre 2009

UE, eBay vuole regole meno severe

Hasta e-commerce, siempre dice eBay, proponendo ai suoi utenti (venditori e compratori riuniti sotto un'unica bandiera) di firmare una petizione da presentare alla Commissione Europea, in procinto di apportare le ultime modifiche alle nuove regolamentazioni sugli accordi di distribuzione tra produttori e rivenditori. In ballo c'è il futuro dell'economia non solo telematica, sostiene il gigante statunitense del commercio elettronico.
Le nuove regole in via di finalizzazione a Bruxelles serviranno a chiarire con maggior precisione il ruolo svolto dalle piattaforme di vendita online (come appunto eBay o anche Amazon) rispetto ai retailer tradizionali, ponendo teoricamente fine (tra le altre cose) allecontese legali tra gli specialisti dell'ecommerce e le marche griffate più riottose come L'Oréal e Tiffany.
Nella petizione proposta da eBay, attualmente firmata da oltre 752mila utenti europei presenti prevalentemente nel Regno Unito (250.000), in Germania (200.000) e Francia (100.000), si chiede alla UE di "modificare le leggi europee sulla concorrenza per bloccare l'utilizzo di pratiche inique", obbligando i produttori a comportarsi in maniera non discriminatoria nei confronti di rivenditori e circuiti operanti online.

"eBay è stato realizato a partire da una semplice idea - che potesse permettere agli individui di costruire un mercato globale dove praticamente chiunque poteva acquistare o vendere qualsiasi cosa" dice il direttore generale di eBay Alex von Schirmeister. Gli fa eco Mary Honeyball, europarlamentare inglese che sottolinea come "in questi tempi di dure condizioni economiche, i consumatori e i business europei hanno bisogno di essere liberi di acquistare e vendere tutti i prodotti ai migliori prezzi di mercato disponibili".

sabato 19 settembre 2009

Sky TG24 Economia: Divieto di scarico

Intervento di Luca Neri, in collegamento telefonico, durante uno speciale di approfondimento economico sul tema della pirateria, condotto da Alessandro Marenzi, con Riccardo Tozzi (vice presidente Anica) e Dino Bortolotto (presidente Assoprovider).








Fonte: http://www.no-copyright.net/it/2009/08/30/sky-tg24-economia-divieto-di-scarico/

Mininova, farà la stessa fine di The Pirate Bay?



In questi ultimi giorni corrono voci che Mininova sta subendo un attacco da parte della corte distrettuale di Utrecht, in Olanda, la quale costringe il grande sito tracker a cacciare i pirati che scaricano dalla mattina alla sera.
O Mininova  caccia i pirati dal propio sito o chiuda definitivamente.
Così sono iniziate a nascere domande alle quali abbiamo una risposta quasi affermativa, il seconod bittorrent più grande al mondo farà la fine del suo predecessore the Pirate Bay, che adesso è costretto a risarcire milioni di dollari.


Questa battaglia legale è solo all'inizio, ma spero che presto i pirati scendano in campo a riprendersi quello che stanno piano piano perdendo, ovvero la libertà di diffusione dei materiali ritrenuti "protetti da copyright".


Sarà veramente un assalto al copyright come dice Luca Neri?


Staremo a vedere..... 

venerdì 18 settembre 2009

Ultimatum in Olanda: Mininova cacci i pirati o chiuda



Grave sconfitta giudiziaria per Mininova, il secondo motore di ricerca per torrent del mondo, e per la liberta’ di tutta la rete. La corte distrettuale di Utrecht, in Olanda, dove il sito ha sede legale, ha ordinato ai suoi gestori di rimuovere tutti i link a materiali coperti dal copyright entro tre mesi, pena sanzioni per milioni di euro.La decisione, che e’ solo l’ultimo risultato di una causa intentata daStichting Brein (Bescherming Rechten Entertainment Industrie Nederland), l’associazione di categoria olandese delle industrie dell’audiovisivo, ha sorpreso gli esperti, perche’ Mininova ha sempre evitato gli atteggiamenti apertamente provocatori tipici di The Pirate Bay, presentandosi invece come un business rispettoso della legge.Il sito permette gia’ oggi ai titolari dei diritti d’autore di richiedere la rimozione di eventuali link a materiali protetti, secondo quella prassi legale consolidata che solleva i gestori delle reti di comunicazione dalla responsabilita’ per come i clienti le usano, purche’ dimostrino di intervenire prontamente in caso di segnalazioni di abusi.L’ordine del tribunale di Utrecht, invece, rovescia l’onere della prova, imponendo un controllo preventivo, qualcosa che nella gestione di un servizio aperto a milioni di persone si e’ dimostrato impossibile.C’e’ addirittura un parallelo diretto con la storia del primo mega sito per fare peer-to-peer, Napster, che non fu messo fuori gioco dalla sentenza definitiva di una giuria, ma dalla decisione di un giudice, durante la fase preliminare di una causa civile, di ordinare all’azienda un tipo di filtraggio a priori simile.Sconcertata quindi la reazione di Erik Dubbelboer, amministratore delegato di Mininova, che si e’ rifiutato di anticipare come l’azienda intende soddisfare l’ordine del tribunale, o se punta invece a fare appello, affermando solo che la decisione impone una rivalutazione complessiva del modello di business e che nulla e’ escluso.Piu’ in generale, la notizia ci offre l’ennesima conferma di come l’epicentro della battaglia legale sul copyright si sia spostato negli ultimi tempi dagli Stati Uniti all’Europa. In un curioso rovesciamento di ruoli, e’ infatti nel Vecchio continente che le multinazionali dei diritti stanno concentrando gli sforzi per far passare principi – come appunto quelli del filtraggio a priori, della censura preventiva, della responsabilita’ dei provider – che negli USA sarebbero al momento politicamente improponibili.

Cd Sony con il virus: consumatore vince 1200 euro di danni


Torna alla ribalta uno degli scandali piu’ infami nella battaglia delle multinazionali discografiche contro le copie non autorizzate.
Un tribunale distrettuale di Hamburg-Wandsbek in Germania ha condannato infatti il rivenditore di un Cd della Sony Bmg, che nascondeva un sistema anti copia capace di autoinstallarsi come un virus sui computer degli utenti, a pagare 1200 euro di danni a uno dei consumatori che l’aveva acquistato.La sentenza e’ solo l’ultimo capitolo in una vicenda che risale addirittura al 2005, quando la Sony Bmg, nel disperato tentativo di arginare il declino nelle vendite dei Cd, decise di blindare con uno speciale sistema anti duplicazione una cinquantina di nuovi album.Questo, da un punta di vista tecnico, era un obiettivo tutt’altro che facile da raggiungere, perche’ il formato del Cd Audio non prevede alcuna forma di protezione della musica registrata (al contrario ad esempio dello standard del Dvd, che invece ha incorporato fin dall’inizio vari sistemi anticopia, anche se sono stati tutti “bucati” con la massima velocita’ e facilita’ dai pirati).Incapaci di comprendere la futilita’ della loro battaglia, i manager del colosso discografico decisero quindi un’escalation unilaterale, imbottendo quei Cd con un programma capace di rilevare quando il disco veniva fatto suonare su un Pc, e far partire in automatico l’installazione delle componenti anti copia.Queste includevano un rootkit (il famigerato Extended Copy Protection o XCP), ovvero un software che si annida nelle viscere piu’ profonde del computer, in modo completamente invisibile al sistema operativo (e quindi al suo stesso proprietario), che a sua volta permetteva ad altri componenti di bloccare il funzionamento di vari software per rippare e masterizzare Cd.Beh, ti puoi immaginare il risultato… Nel giro di poche settimane il comportamento anomalo dei Cd Sony Bmg viene analizzato e descritto in dettaglio da un esperto di sicurezza informatica, Mark Russinovich. L’azienda inizialmente si rifiuta di commentare. Ma la scoperta che una multinazionale dello spettacolo ha scelto di “infettare” i computer dei suoi clienti, usando esattamente le stesse procedure dei vandali e dei criminali che distribuiscono virus, non e’ qualcosa che si puo’ mettere a tacere.Non solo l’operazione di rivela un disastro colossale in termini di pubbliche relazioni, la Sony Bmg finisce anche nel mirino delle autorita’ giudiziarie ed e’ costretta a ritirare dal mercato milioni di Cd invenduti. L’azienda e’ chiamata alla sbarra del tribunale in California, New York e Texas. In Italia viene denunciata dall’Alcei alla Guardia di Finanza. Una causa intentata negli Usa dalla Federal Trade Commission porta nel 2007 ad un patteggiamento, in cui la Sony si impegna a sostituire tutti i Cd con il meccanismo anti copia e pagare fino a 150 dollari di spese ad ogni cliente infettato.In questo contesto, il caso tedesco e’ interessante perche’ la parte lesa aveva scelto di far causa non alla Sony Bmg ma al rivenditore del Cd. Il giudice ha motivato la sentenza sostenendo che, mentre non e’ realistico aspettarsi che un dettagliante di Cd possa testare tutti i prodotti che vende per scoprire eventuali problemi con i sistemi anti copia, in questo caso specifico e’ ragionevole pensare che il rivenditore fosse a conoscenza dello scandalo e che quindi fosse consapevole di stare vendendo un prodotto difettoso.Ergo, l’ordine di risarcimento dei danni, che includono una trentina di ore di lavoro per ripulire il network locale infestato dal rootkit, il costo della consulenza di un tecnico specializzato, perdita di reddito da lavoro autonomo e certe spese legali.

Propaganda pro copyright: i pirati si sbellicano dalle risate


Second Life, sesso contraffatto e guadagno originale



Linden Lab chiamata in causa per violazione di copyright. Avrebbe agevolato e tratto profitto dalle contraffazione di beni virtuali con marchi registrati


Alcuni metaimprenditori di Second Life hanno fatto causa a Linden Lab, perché permetterebbe ad altri giocatori di vendere imitazioni dei loro prodotti registrati: tra gli altriorgani sessuali, posizioni erotiche e abiti firmati.
Il noto Kevin Alderman, aka 
Stroker Serpentine, famoso per la creazione dell'Amsterdam virtuale, antesignano del sesso nel mondo di Second Life e già noto per i guadagni ottenuti dai suoi prodotti piccanti e dalle cause intentate per proteggerne la proprietà intellettuale, ora punta direttamente a rifarsi sugli sviluppatori del metamondo rei di facilitare e trarre profitto dalla pirateria di tali prodotti di intrattenimento. A lui si è unito Shannon Grei, akaMunchflower Zaius, che vende vestiti sviluppati e disegnati appositamente.
D'altronde, secondo Alderman, la linea SexGen da lui sviluppata sarebbe fra le più popolari in Second Life (avrebbe generato finora quasi un milione di dollari reali), aumentando così il valore del suo 
marchio registrato. Così come il materiale di Grei "Nomine Araigne Set". E per questo sarebbero al centro del mirino dei contraffattori.

a questione ora diventa una vertenza giudizaria, e i due querelanti stanno provando ad avviare una class action dal momento che ritengono che altri abbiano subito gli effetti di questo tipo di "pirateria" online. D'altronde una volta consolidata la natura economica dei mondi virtuali, non si tratta più di valutare l'effettività delle leggi del mondo reale nei metamondi, ma unicamente la effettiva violazione delle stesse leggi. In questo caso ci si troverebbe di fronte a un infrazione della proprietà intellettuale (commercio di beni contraffatti).
Ulteriore questione è dimostrare la presunta responsabilità di Linden Lab e l'eventualità che ne abbia tratto vantaggio. Secondo l'accusa infatti gli sviluppatori avrebbero contribuito all'infrazione di altri supervisionando la contraffazione e avrebbero guadagnato dalla
gestione del mercato utilizzato per vendere i prodotti virtuali taroccati(XStreetSL.com), in particolare dallo spazio atto alla vendita e gestendo le operazioni di scambio della valuta ufficiale (da Linden dollar a dollari veri) con un commissione del 3,5 per cento. Inoltre non provvederebbero al bando dei pirati, come fanno invece per chi è trovato ad usare programmi di parti terze che copiano modalità del gioco stesso. Tale comportamento condiscendente e direttamente profittevole di Linden Lab lo porrebbe, secondo i querelanti che agiscono in territorio statunitense, fuori dalla previsioni del DMCA a difesa dei fornitori di servizio.




iTunes moltiplica i diritti?



I fonografici chiedono un compenso per i brani contenuti in show TV da scaricare e per le anteprime di 30 secondi. Digital Media risponde: il download non è una trasmissione


 ASCAP e BMI tornano all'attacco. Questa volta, però, nel mirino delle associazioni che riuniscono autori ed editori statunitensi ci sarebbero oltre ai file musicali e ai video, anche le anteprime di 30 secondi disponibili sui music store come iTunes.
Secondo 
Rick Carnes, dell'associazione di autori Songwriters Guild of America, la gente pensa che si guadagni una fortuna dal Web ma, in realtà, gli autori otterrebbero solo 9 centesimi di dollaro dalla vendita di un brano in Rete. Da qui la decisione di cercare altre strade, oltre a quelle già proposte per racimolare soldi: secondo il CEO di Universal Music Publishing Group le anteprime e la radio disponibili su iTunes sono entrambi servizi per cui le etichette dovrebbero essere remunerate.
Altra associazione scesa in campo è la 
National Music Publishers Association che, tramite il suo CEO David Israelite, ha posto l'accento sul fatto che mentre per uno show televisivo trasmesso via satellite o via cavo i produttori guadagnano una cosiddetta performance fee, se lo stesso show è scaricato da iTunes non si otterrebbe lo stesso compenso. "La legge - ha continuato Israelite - deve essere reimpostata in modo che qualunque sia il mezzo utilizzato per guardare uno spettacolo, i produttori ottengano un pagamento dei diritti detenuti".

La questione, dunque, verterebbe proprio su questo punto: negli States, quando un brano viene riprodotto nei luoghi pubblici o alla radio, si ottiene un compenso in cambio della trasmissione. I produttori vogliono estendere questa performance fee anche ai brani contenuti in programmi TV scaricati via iTunes, oltre che alle tracce musicali.
I produttori e gli editori statunitensi, però, devono vedersela con le associazioni che rappresentano e tutelano i servizi che offrono musica sul Web. Una di queste è 
Digital Media Association, guidata da Jonathan Potter. Secondo Potter gli editori ottengono già un compenso per i brani inseriti in uno show televisivo o in un film e, quando ci si procura lo stesso prodotto online, non avrebbero diritto ad alcun compenso per la trasmissione perché il download non si può considerare tale.La questione, dunque, verterebbe proprio su questo punto: negli States, quando un brano viene riprodotto nei luoghi pubblici o alla radio, si ottiene un compenso in cambio della trasmissione. I produttori vogliono estendere questa performance fee anche ai brani contenuti in programmi TV scaricati via iTunes, oltre che alle tracce musicali.

I produttori e gli editori statunitensi, però, devono vedersela con le associazioni che rappresentano e tutelano i servizi che offrono musica sul Web. Una di queste è Digital Media Association, guidata da Jonathan Potter. Secondo Potter gli editori ottengono già un compenso per i brani inseriti in uno show televisivo o in un film e, quando ci si procura lo stesso prodotto online, non avrebbero diritto ad alcun compenso per la trasmissione perché il download non si può considerare tale.



La Baia dei Pirati - Luca Neri

Oggi ho acquistato un nuovo libro intitolato la baia dei pirati di luca neri, l'ho appena iniziato e non sembra male,
l'autore tratta argomenti riguardo all' "assalto al copyright" come lo chiama lui, infatti il libro è basato su un inchiesta per raccontare questa nuova modalità di pensiero basata sul download di file illegalmente, che recano dei danni all'autore..........Io lo consiglio a tutti voi Pirati e specialmente a quelli sono al'inizio della propia carriera da downloaders, in modo che vi possiate fare un idea dei rischi, dei lati negativi e positivi che si creano seguendo questo pensiero, ognuno è libero finche non viola le libertà altrui (definizione da rivedere).


Comunque sia io Posto una piccola recensione in modo che possiate farvi un idea più precisa del Libro.

Scaricare senza pagare - musica, film, software, videogame, libri - è l'attività più popolare in rete. Nonostante leggi sempre più severe, la violazione del copyright è ormai dilagante. Spaziando fra Stati Uniti, Italia e Svezia, questa inchiesta racconta l'emergere di una nuova modalità di pensiero, che inneggia al saccheggio della proprietà intellettuale come atto di disubbidienza civile. Fa parlare le moltitudini di pirati. Documenta le ragioni tecniche, sociali e politiche, e gli interessi, che impediscono la repressione di un fenomeno tanto eversivo. Spiega perché i principi su cui si basa il copyright siano ormai obsoleti, anzi dannosi, incompatibili con il fiorire della libera comunicazione elettronica.
Ed infine vi lascio anche il link al sito per acquistarlo(necessaria registrazione) il costo è di 12,00 €

Hoepli.it - La Baia dei Pirati - Luca Neri

giovedì 17 settembre 2009

LimeWire e Facebook: separati in casa

Il programma di P2P più usato era stato tentato dalla conquista del social network più popolare. Tentativo respinto al mittente. Forse se ne riparlerà in un futuro neppure tanto prossimo
Ci avevano provato, quelli di LimeWire, a seguire le orme di The Pirate Bay integrando la possibilità per gli utenti di condividere i file torrent sul social network Facebook. Ma anche in questo caso il risultato è stato un netto quanto prevedibile diniego da parte del portale di "amici" più chiacchierato, che in quanto a condivisione preferisce le foto (e i dati) degli utenti piuttosto che qualche compromettente bit di contenuti "non autorizzati" dai proprietari del copyright.
L'opzione "share on Facebook" era stata accolta molto positivamente dagli utenti di LimeWire, ma non altrettanto entusiasta era stata la reazione del management del social network: che si era subito fatto sentire richiedendo modifiche alla caratteristica così come era stata integrata nel software di P2P.
Anche dopo le modifiche richieste, però, LimeWire
 non risultava sufficientemente "casto"in materia di infrazione di copyright per andare a genio al portale sociale. Il produttori del software sono stati contattati di nuovo da Facebook, ma questa volta "non tanto per una richiesta di modifica quanto con un avviso che avrebbero disabilitato la funzionalità" confermaJason Herskowit di LimeWire.
"Piuttosto che lasciare gli utenti con una versione malfunzionante di LimeWire - continua Herskowit - abbiamo deciso di disabilitare la funzionalità prima che lo facessero loro. Come avido utente sia di Facebook che di LimeWire, sono deluso come chiunque altro dalla cosa". È "increscioso", dice ancora Herskowit, che due servizi che in teoria condividerebbero la stessa vocazione di "luogo per connettersi e condividere" non riescano a dialogare sullo stesso piano.
LimeWire desidererebbe lavorare assieme a Facebook per ripristinare la funzionalità di condivisione, ma vista la ferma volontà di quest'ultima di
 non sporcarsi le mani con attività che possano prevedere (anche solo in teoria) l'infrazione del diritto d'autore - così come venne espressa all'epoca del blocco (attualmente bypassato) di The Pirate Bay - è a dir poco improbabile che questo ipotetico dialogo tra pari possa concretizzarsi in tempi brevi.

mercoledì 16 settembre 2009

Lars Ulrich dei Metallica orgoglioso per la chiusura di Napster

Lars Ulrich

Tutto ebbe inizio nel 2000, quando i Metallica scoprirono che il singolo "I disappear", realizzato per la colonna sonora del film "Mission: Impossible II", era stato messo in condivisione dagli utenti di Napster, prima ancora del suo arrivo nei negozi e, ovviamente, senza autorizzazione.Da allora un'aspra e intensa battaglia legale scandita a suon di denunce e richieste di risarcimento, fino a quando il pioniere dei client P2P non si è visto costretto a gettare la spugna, rivedendo il proprio assetto a tutela del diritto d'autore.A quasi una decade di distanza torna a parlarne Lars Ulrich, batterista dell'heavy metal band californiana, dichiarandosi entusiasta di aver contribuito alla morte di Napster.

Io e il resto della band siamo stati etichettati come luddisti, contrari all'introduzione di nuove tecnologie.

In realtà continuiamo a essere convinti delle nostre azioni e fieri di averle portate avanti, contribuendo in modo significativo alla chiusura di Napster.

Eppure, in occasione del rilascio dell'ultimo album in studio "Death Magnetic", proprio Ulrich sembrava finalmente aver abbracciato la filosofia della libera circolazione dei contenuti, dichiarando di aver provato a scaricare il disco per mezzo di un non meglio specificato client.In realtà, una buona parte della community P2P sarà d'accordo con il musicista, in quanto l'abbandono di Napster ha favorito, negli anni successivi, la nascita di tecnologie alternative e talvolta anche più efficaci.

Vodafone taglia VoIP e P2P: scoppiano le polemiche

Vodafone taglia VoIP e P2P

Stando a quanto riportato sul sito ufficiale Vodafone, nella sezione "Dati in mobilità", a partire dal prossimo 20 novembre l'operatore apporterà alcune modifiche nella gestione delle connessioni a banda larga mobili, in nome di un "Uso equo del servizio Internet in mobilità".Sintetizzando le novità, dalle ore 7.00 alle ore 20.00 la velocità nella trasmissione dati su reti P2P potrà essere limitata, mentre solo ad alcuni tipi di abbonamento sarà consentito di generare traffico VoIP. A tutti gli altri sarà invece richiesto il pagamento di un'opzione aggiuntiva.Tali variazioni sono da considerarsi in programma sia per chi utilizza un computer che per chi sfrutta un telefono cellulare per la navigazione, purché connesso alla rete mobile Vodafone.Ovviamente, una decisione di tale portata non poteva passare inosservata e, subito dopo essere stata resa nota, ha attirato su di sé veementi polemiche.Il giurista Guido Scorza, dalle pagine del proprio blog personale, definisce "inammissibile" il comportamento dell'operatore nei confronti dei propri clienti, ricordando comunque che questi ultimi dovranno essere avvisati per tempo delle modifiche apportate al contratto (entro il 20 ottobre) e dovrà essere fornita loro la possibilità di disdirlo senza alcuna spesa aggiuntiva.

Kiosk of Piracy: il ritorno di The Pirate Bay?

 

Kiosk of Piracy

Le vicende legali e le vicissitudini relative alla vendita del sito The Pirate Bay sono ormai note a tutti. Quello che era uno di più grandi siti di indicizzazione dei file torrent sarà adesso usato per altri scopi, lasciando un po' disorientati i moltissimi fan.Il problema è anche quello di sapere che fine faranno tutti i file catalogati dal sito: un dubbio che alcuni appassionati, decisi a non perdere un simile patrimonio, hanno pensato bene di sciogliere, consentendo a The Pirate Bay, o quantomeno a quel che resta dello spirito su cui era fondato, di continuare a sopravvivere.Il risultato di questa iniziativa è Kiosk of Piracy, un progetto che mira a ricostruire un servizio analogo a The Pirate Bay contenente parte del materiale proveniente da questo. Kiosk of Piracy tuttavia non sarà un sito disponibile in Internet, esso sarà disponibile solo sui PC che saranno connessi in una rete Wi-Fi dedicata.La rete sarà pubblica, quindi in teoria Kiosk of Piracy sarà a disposizione di tutti, non fosse che, per problemi meramente tecnici e dovuti alla struttura stessa della rete, esso sarà disponibile in un'area notevolmente ridotta.L'area in cui il "chiosco della pirateria" è attivo è infatti la città di Weimar, solo in una zona di questa città sarà possibile per gli utenti collegarsi alla rete Wi-Fi che ospita il sito e poter continuare lo scambio di materiale con gli altri membri.Secondo quanto detto dai fondatori di Kiosk of Piracy, questo limite dimostra come il filo conduttore che teneva attivo The Pirate Bay non era certo strettamente legato a Internet, né era legato ad un semplice sito o ad un server fisico. Ciò che si vuole sottolineare quindi è che questo metodo di condivisione è più un rapporto intangibile tra individui che, a loro dire, nessuna censura al mondo può distruggere.

HD Vs. Old Games

Con il passare del tempo, il mondo videogames ha fatto passi da gigante nello sviluppo dei propi giochi, ed ogni casa costruttrice si è tenuta sempre aggiornata sullo sviluppo dell'HD, un marcia in più per il futuro, la quale permette di avere una risoluzione di gioco talmente alta da far fondere insieme realtà e virtualità.
Tutti i giochi Usciti ultimamente, richiedono requisiti che non tutti i pc possono permettersi e quindi può accadere che un ragazzo acquista un dvd o cd che a requisiti superiori alle capacità del propio computer.
Ovviamente non tutti hanno una conoscenza del pc come certe persone, e quindi sbagliano facilmente nell'acquisto di nuovi giochi, che poi sono costretti a rivendere con difficoltà.
Questa piccola introduzione serve a mettere a confronto, la differenza tra i giochi di una volta e quelli di oggi, a chi non tornerebbe la voglia di giocare al vecchio Theme Hospital? o Caesar III?
Bè propio oggi mi sono imbattuto in questi 2 giochi, che mi hanno ricordato i vecchi tempi, simpatici, costruttivi, per tutte le età, tutte qualità che oggi vanno scelte con cautela per non imbattersi nell'acquisto di giochi per 18enni da parte di bambini di 9 anni.
I giochi degli ultimi tempi non potranno mai raggiungere i livelli di questi due giochi, che anche se antiquati, hanno fatto la storia, hanno fatto crescere più di una generazione, ci hanno fatto divertire, ridere e soprattutto ci hanno accompagnato in tutti i nostri giorni, anche adesso.
In onore di questo POST, voglio riproporre il download (.torrent) di questi due giochi con le rispettive schede tecniche, tutti e due in Italiano funzionanti Anche su Xp e addirittura su Vista......

Un Grande Ringraziamento va a Cosimo, che mi ha fatto conoscere questi due giochi..e che mi ha salvato in extremis a tutti i compiti di matematica, inglese e chimica.........











Mafia II, sarà piratato come Mafia I????

Sviluppato da Illusion Softworks, Mafia II è un gioco d'azione che ci riporta negli ambienti della malavita organizzata.Mafia 2 proseguirà nel solco segnato dal primo capitolo, con una tipica azione in stile Grand Theft Auto, articolata tra fasi di gameplay a bordo di mezzi e altre a piedi, ambientata in uno scenario americano degli anni 40-50, con una trama spettacolare e personaggi profondi oltre ad un gameplay insuperabile.
Dopo la grande diffusione di mafia su tutte le reti P2P, i fan della saga si sono chiesti se il seguito di questo capitolo, ovvero mafia II sara disponbile subito sui tracker più famosi della rete......
Vedremo la retta via che prenderà questa storia dopo l'uscita ufficiale in italia prevista per il 26 febbraio 2010.
Il gioco è già disponibile per la prenotazione sul sito gamestart.it


Intanto ecco il trailer ufficiale in italiano.........






martedì 15 settembre 2009

Chi spaventa Don't Copy That 2?

Molto criticata dagli addetti ai lavori la nuova campagna contro la
pirateria del software in quanto obsoleta ed in alcuni punti
offensiva
che certamente non riuscirà nel suo scopo ossia dissuadere i giovani
dei campus dalla pirateria.
Anzi in base ad un sondaggio ai giovani, dopo averla vista viene
voglia di piratare qualsiasi cosa per dispetto.
Oltretutto non si capisce perché l?uso del rap nel 2009.
Giustamente come dicono in molti è come se si volesse invitare a non
piratare i giochi e si scegliesse Doom del 1993.
Infatti, Don't Copy That 2 è il seguito di Don't Copy That floppy
del 1992.
Anche le immagini che dovrebbero far riflettere sui rischi, una madre
in bigodini portata via e un giovane uomo minacciato da grandi
detenuti neri armati di manici di scopa in una prigione federale,
sono
reali come le favole per il popolo di internet abituato sempre a news
fresche.
I giovani già sanno che violare il diritto d?autore è un reato ma
lo fanno lo stesso, hanno bisogno di campagne più coinvolgenti e
moderne come quelle sui rischi del fumo.

“090909″, la distribuzione cinematografica “effimera” sulle reti P2P

Dura 9 ore, 9 minuti e 9 secondi. E’ “090909“, opera cinematografica sperimentale realizzata dall’artista svedese Anders Weberg. Disponibile unicamente sulle reti P2P. E messo in condivisione dal regista stesso (il 9 settembre scorso) unicamente per il primo download. Terminato il quale è stato tolto dalla condivisione e cancellato dal suo autore. A questo punto sono stati gli utenti P2P stessi a decidere di garantire la sopravvivenza o meno dell’opera stessa, condividendola a sua volta con altri utenti.

Il principio alla base di tutto ciò è che “l’originale non esiste”, secondo i dettami della cosiddetta P2P Art. Lo stesso artista la definisce “estetica dell’effimero”.

Fonte: GeekFiles

lunedì 14 settembre 2009

Usa, si dichiara colpevole hacker in caso furto carte di credito

Un pirata informatico 28enne si è dichiarato colpevole oggi di alcuni dei maggiori furti d'identità mai avvenuti, e ora il giudice federale che lo processa sta pensando a come risarcire i milioni di persone sue vittime.

Già il mese scorso, secondo le carte processuali, era chiaro che Albert Gonzalez, di Miami, avrebbe riconosciuto la propria colpevolezza di fronte alle accuse federali che pendevano su di lui in Massachusetts e a New York. Secondo gli investigatori, il 28enne avrebbe guidato una banda mondiale responsabile del furto dei numeri di 40 milioni di carte di credito e di bancomat da importanti catene commerciali.
Gonzalez è accusato di reati simili anche in New Jersey.
Nella sua prima apparizione in pubblico dopo l'accordo con la pubblica accusa sulla propria dichiarazione di colpevolezza, Gonzalez è apparso molto più dimesso di un anno fa, subito dopo il suo arresto.
Nel frattempo si è fatto tagliare i capelli, e oggi è rimasto seduto al tavolo vicino all'avvocato vestito con la divisa carceraria, e ha risposto con brevi frasi alle domande del giudice.
Gonzales rischia fino a 25 anni in prigione, secondo l'accordo con la procura. Il giudice ha fissato una data per l'emissione della sentenza a dicembre, ma prima intende verificare in che modo le autorità intendono risarcire le vittime, tra cui i negozianti, le banche che hanno emesso le carte e i clienti.
Le autorità hanno sequestrato a Gonzales soldi in contanti, computer, un condominio e una pistola, per un valore complessivo di 1,6 milioni di dollari, ma i suoi difensori e l'accusa hanno convenuto che tale patrimonio sarebbe "modesto" rispetto ai danni che il giovane ha provocato.

Fonte: http://www.it.notizie.yahoo.com

Partito Pirata: il programma europeo

Dal fondatore e leader del primo Partito Pirata in circolazione, quello svedese, ci si aspetterebbe un assalto al diritto d'autore e all'establishment dei detentori dei diritti con il proverbiale coltello tra i denti. Eppure, ascoltando e osservando Rick Falkvinge durante uno delle sue prime uscite pubbliche dopo l'elezione al seggio europeo, si ha l'impressione di essere al cospetto di un oratore di buon livello e di un politico lucido: che fa delle proposte ragionevoli, condivisibili, apprezzabili. Ma che, fermandosi a riflettere un attimo, sono potenzialmente dirompenti in un contesto come quello della UE dove sono in discussione il Pacchetto Telecom e la dottrina Sarkozy.
Certo, l'occasione nella quale il discorso di Falkvinge si tiene aiuta senz'altro: il primo congresso della neonata associazione Agorà Digitale, tenutosi a Salerno a margine di una settimana di lavori del Partito Radicale, e che proprio negli esponenti del partito il cui leader è Marco Cappato ha trovato fondatori e primi sostenitori. Una platea ben disposta ad ascoltare e raccogliere suggerimenti, mutuare l'esperienza del Partito Pirata in Svezia: che alle ultime elezioni si è preso la soddisfazione di divenire la terza forza politica del paese, superando organizzazioni sulla piazza da molti anni e con un apparato associativo di gran lunga più capillare e in teoria radicato di quello dei seguaci dei bucanieri.

Falkvinge, in ogni caso, non è tipo da nascondersi dietro un dito: ammette candidamente che senza la vicenda The Pirate Bay, senza il raid del 2006 e il processo del 2009, forse il suo partito non sarebbe dove si trova adesso. Ma, allo stesso tempo, è pronto a rivendicare il suo seggio al Parlamento Europeo con alcune proposte (concrete o meno si vedrà) che ovviamente riguardano i temi caldi della sua campagna elettorale e che molto cari risultano agli abitanti della Rete: anonimato, copyright, equo compenso e, dulcis in fundo, ACTA.

Il leader del Partito Pirata, come detto, è un abile parlatore: si esprime con calma e snocciola fatti e date, costruisce con attenzione le sue tesi. Ricorda la nascita del Copyright nel 1557, nel Regno Unito, e le ragioni storiche che spinsero le gerarchie ecclesiastiche a volere questa misura di controllo sul nuovo mezzo di diffusione del sapere; rammenta cosa accadde negli anni '60 e '70 con le prime radio pirata, che dalle acque extra-territoriali rompevano il "monopolio", così lo chiama, del governo su questo mezzo; conclude citando la rivoluzione delle TV commerciali degli anni '80, e di come in Svezia a lungo i decoder satellitari siano rimasti fuorilegge a causa del ritardo con cui lo stato ha provveduto a riformare le leggi in merito.
Tutto per arrivare a un punto: il copyright, il diritto d'autore, gli interessi delle major del disco e della celluloide, secondo Falkvinge non sono altro che il pretesto che i governi di tutto il mondo hanno adottato per tentare di mettere sotto controllo il nuovo strumento principe di diffusione delle informazioni. Internet: che è anonimo, che è democratico e incontrollabile, dove tutti possono avere la propria opinione e dove chiunque può verificare fatti, dati, avvenimenti, smentire ricostruzioni mendaci e bugie elettorali.

Dopo l'affondo, Falkvinge stempera l'aggressività: il suo Partito Pirata, e non potrebbe essere altrimenti visto che concorre a cariche parlamentari, non è l'ultima organizzazione anarchica eversiva. È piuttosto "la nuova generazione delle associazioni per i diritti civili": una struttura orizzontale che tenta di rispondere alle esigenze nuove di chi è cittadino anche online, riportando sulla Rete tutti i diritti acquisiti e incontestati di cui già chiunque gode nei paesi occidentali quando si parla di "vita reale".
"I governi occidentali criticavano la Cina per la censura su Internet - incalza il leader svedese - Ora emulano il governo cinese, in silenzio: aumentano le intercettazioni, anche internazionali, e di pari passo aumenta la data retention: in Germania, la metà dei cittadini ha smesso di telefonare a psicologi e altri servizi di assistenza per il timore che il governo possa tenere traccia di queste chiamate". C'è bisogno di adottare subito delle contromisure - citate ovviamente cifratura, anonimizzazione di ogni tipo (concetti per altro già sostenuti in passato in Italia da altre associazioni) - ma ci sono anche altre iniziative che vanno intraprese per tentare di tener testa ad un sistema di controllo draconiano dei cittadini.
"I governi pensano - aggiunge ancora - che Internet sia un gioco da togliere ad un bambino quando è stato cattivo: non credono che Internet sia una cosa reale, tangibile". Al web vengono applicate regole diverse e, per certi versi secondo Falkvinge, incomprensibili: la posta è inviolabile se spedita con busta e francobollo, ma facilmente intercettata quando è composta di bit. Le biblioteche pubbliche prestano titoli coperti dal diritto d'autore a titolo gratuito da 150 anni: lo stesso deve poter avvenire, per uso privato, anche online. Gli intermediari non sono responsabili di quanto trasportano: dall'epoca dell'Impero Romano "ambasciator non porta pena", e questo deve rimanere valido offline (dove corrieri e uffici postali non sono responsabili di quanto viene spedito) quanto online.
Il Partito Pirata, a partire da oggi con le prime sedute del nuovo Parlamento Europeo, cercherà di portare all'attenzione dell'agenda politica queste problematiche: punibilità per violazione del copyright solo se fatto per scopi commerciali (equivalente, secondo Falkvinge, alla legalizzazione del file sharing per i privati); limite di cinque anni alla durata del diritto d'autore; riconoscimento del diritto di remix, mashup e riutilizzo creativo dei contenuti; riconoscimento della paternità delle opere, per evitare il plagio. Infine, la rivisitazione del principio dell'equo compenso e contrasto alla cosiddetta broadband tax: chi verrebbe compensato per il traffico generato online, scherza Falkvinge, i detentori dei diritti sulla musica e i film, o i produttori di materiale pornografico che da tempo producono introiti in Rete?
L'intervento di Falkvinge si chiude con una risposta diplomatica al guru del software libero Richard Stallman, che aveva contestato l'ipotesi di una limitazione a cinque anni del diritto d'autore temendo che pezzi di codice libero potessero finire all'interno di software proprietario. Falkvinge liquida l'ipotesi di un archivio di stato del codice sorgente, e pone l'accento sul discorso competitività: "Se un software closed source ha bisogno di integrare pezzi di free software vecchio di cinque anni, superando in questo modo il suo omologo libero, ci sarebbe comunque un problema". E poi, da politico d'esperienza, ringrazia Stallman e lo invita a continuare nel suo lavoro che tanta importanza riveste per la comunità.

Fonte: Punto Informatico

Creare tracker usando Google App Engine

Ormai la situazione di Pirate Bay è sempre più grave ed è sempre più difficile reperire Torrent almeno che non si usi il DHT.

Ma c’è la possibilità di usare alcuni tracker di backup e c’è poi Google App engine, grazie ad esso ognuno può configurare un suo proprio tracker.
Infatti, spesso i gestori dei siti BitTorrent dicono a loro difesa che non fanno altro che quello che fa Google ossia fornire i Torrent a chi li ricerca.
Ma vediamo come ci illustra Torrent Freak in che modo, oltre per trovare Torrent usare il re dei motori di ricerca. Infatti, spesso oltre ai Torrent è necessario un tracker per localizzare i peer importanti.
A tal fine è utile Google App Engine che permette di creare un motore di ricerca Torrent usando i server di Google.
In tal modo tutti possono avere un tracker senza spendere un soldo in hardware o banda.
L’unico problema che rimarrebbe è quello di rendere il tracker compatibile con Google App Engine, ma questo lo rende possibile un software appena rilasciato atrack.
Il software Atrack viene rilasciato in pubblico dominio, e un tracker di prova è installato e funzionante su Google App Engine.
Inoltre come dicono gli sviluppatori di atrack viene tenuta in grande considerazione la privacy e nulla viene memorizzato in modo permanente da nessuna parte, nemmeno hash e IP o porte.

USA: richiesti per pirati di pre-realise 5 anni di carcere e 250.000 dollari

Quattro persone facenti capo al gruppo Rabid Neuroses (RNS) sono stati incriminati per aver cospirato commettendo violazione del copy-right rilasciando album e musica in pre-realise.

Se, riconosciuti colpevoli potrebbero essere condannati a cinque anni di carcere ed a 250.000 dollari di multa ed a tre anni di libertà vigilata.
Abbiamo detto più volte che gli uploader di pre-realise scatenano la più dura reazione da parte dei proprietari dei contenuti.
A capo del gruppo c’era Adil R. Cassim di 29 anni, chiamato Kali e in base alle indagini, il team avrebbe sempre agito dal 1999 al 2007 rilasciando pre-realise.
Come abbiamo detto più volte c’è però bisogno, per avere a disposizione copie prima del loro rilascio ufficiale, della complicità degli addetti ai lavori, quali i dipendenti degli impianti di produzione di compact-disc, delle stazioni radio, e di commercianti, che in genere ricevono copie anticipo della musica prima del suo lancio commerciale.
Poiché inoltre c’è concorrenza fra i vari gruppi pirata che rilasciano pre-realise, RNS ha indicato chiaramente come sue le copie che distribuiva in rete.
Il dipartimento di giustizia non ha indicato un numero chiaro di copie messe illegalmente in condivisione ma ha parlato di migliaia, fra le quali opere di Jay-Z, Eminem e Fall out Boy.
In base poi sempre al dipartimento di Giustizia ognuno svolgeva nel gruppo vari compiti, chi si procurava le copie, chi pensava al ripping, chi al server ecc.
Altre due persone poi sarebbero coinvolte uno si è già riconosciuto colpevole e l’altro andrà in giudizio i primi di dicembre.
Considerazione personale come al solito non ci si capisce nulla con le multe e le richieste di risarcimenti, qui abbiamo migliaia di copie rilasciate in pre-realise e gli eventuali colpevoli sono stati condannati a 250.000 dollari, Jammie Thomas per aver condiviso 24 brani e nessuna pre-realise a 1,92 milioni di dollari.
A parte indubbiamente il carcere, per i risarcimenti convengono più i processi penali che quelli civili.

Fonte: P2P Forum

giovedì 10 settembre 2009

Trackerface is Back















Dalle nuove fonti che giungono dal creatore di trackerface,
sembra che il nuovo sito tracker autogestito abbia avuto una svolta,
dopo un lungo periodo d'assenza torna online il nuovo "autotracker" così chiamato dal creatore del sito che commenta: "A primo impatto può risultare un tracker strano che non può avere un futuro...ma fino al momento della chiusura aveva dato buon esito." commenta infine che il nuovo sito si presenterà con delle novità inserite all'interno, come il collegamento ad alcune home page dei più grandi tracker famosi a livello nazionale ed altre novità che daranno all'autotracker una spinta in più
.....sarà veramente una svoltà?

Ancora non è stata fissata alcuna data di relase ma siamo anziosi di vedere il nuovo autotracker di nuovo nel mondo del P2P...........