Torna alla ribalta uno degli scandali piu’ infami nella battaglia delle multinazionali discografiche contro le copie non autorizzate.
Un tribunale distrettuale di Hamburg-Wandsbek in Germania ha condannato infatti il rivenditore di un Cd della Sony Bmg, che nascondeva un sistema anti copia capace di autoinstallarsi come un virus sui computer degli utenti, a pagare 1200 euro di danni a uno dei consumatori che l’aveva acquistato.La sentenza e’ solo l’ultimo capitolo in una vicenda che risale addirittura al 2005, quando la Sony Bmg, nel disperato tentativo di arginare il declino nelle vendite dei Cd, decise di blindare con uno speciale sistema anti duplicazione una cinquantina di nuovi album.Questo, da un punta di vista tecnico, era un obiettivo tutt’altro che facile da raggiungere, perche’ il formato del Cd Audio non prevede alcuna forma di protezione della musica registrata (al contrario ad esempio dello standard del Dvd, che invece ha incorporato fin dall’inizio vari sistemi anticopia, anche se sono stati tutti “bucati” con la massima velocita’ e facilita’ dai pirati).Incapaci di comprendere la futilita’ della loro battaglia, i manager del colosso discografico decisero quindi un’escalation unilaterale, imbottendo quei Cd con un programma capace di rilevare quando il disco veniva fatto suonare su un Pc, e far partire in automatico l’installazione delle componenti anti copia.Queste includevano un rootkit (il famigerato Extended Copy Protection o XCP), ovvero un software che si annida nelle viscere piu’ profonde del computer, in modo completamente invisibile al sistema operativo (e quindi al suo stesso proprietario), che a sua volta permetteva ad altri componenti di bloccare il funzionamento di vari software per rippare e masterizzare Cd.Beh, ti puoi immaginare il risultato… Nel giro di poche settimane il comportamento anomalo dei Cd Sony Bmg viene analizzato e descritto in dettaglio da un esperto di sicurezza informatica, Mark Russinovich. L’azienda inizialmente si rifiuta di commentare. Ma la scoperta che una multinazionale dello spettacolo ha scelto di “infettare” i computer dei suoi clienti, usando esattamente le stesse procedure dei vandali e dei criminali che distribuiscono virus, non e’ qualcosa che si puo’ mettere a tacere.Non solo l’operazione di rivela un disastro colossale in termini di pubbliche relazioni, la Sony Bmg finisce anche nel mirino delle autorita’ giudiziarie ed e’ costretta a ritirare dal mercato milioni di Cd invenduti. L’azienda e’ chiamata alla sbarra del tribunale in California, New York e Texas. In Italia viene denunciata dall’Alcei alla Guardia di Finanza. Una causa intentata negli Usa dalla Federal Trade Commission porta nel 2007 ad un patteggiamento, in cui la Sony si impegna a sostituire tutti i Cd con il meccanismo anti copia e pagare fino a 150 dollari di spese ad ogni cliente infettato.In questo contesto, il caso tedesco e’ interessante perche’ la parte lesa aveva scelto di far causa non alla Sony Bmg ma al rivenditore del Cd. Il giudice ha motivato la sentenza sostenendo che, mentre non e’ realistico aspettarsi che un dettagliante di Cd possa testare tutti i prodotti che vende per scoprire eventuali problemi con i sistemi anti copia, in questo caso specifico e’ ragionevole pensare che il rivenditore fosse a conoscenza dello scandalo e che quindi fosse consapevole di stare vendendo un prodotto difettoso.Ergo, l’ordine di risarcimento dei danni, che includono una trentina di ore di lavoro per ripulire il network locale infestato dal rootkit, il costo della consulenza di un tecnico specializzato, perdita di reddito da lavoro autonomo e certe spese legali.
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o sennò limitati a dare un gudizio o un consiglio....P2P